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26.3.10

Nonsolobio: ethical fashion

E' in forte crescita il numero di aziende che decidono di avviare progetti di moda etica, che cioè in aggiunta o in alternativa all'utilizzo di materiali organici, naturali o materie prime rinnovabili, si servono di metodi tradizionali di produzione di particolari aree o paesi, danno vita a progetti sociali come il coinvolgimento di carcerati o ex-carcerati in reinserimento lavorativo, oppure si basano sul riciclaggio.
Rientra in questa categoria il progetto Afritudine Style di Michela Manservisi che investe concretamente sulla creatività e sulla qualità artigianale “made in Africa” di gioielli, borse in pelle ed in tessuto. L'associazione Afritudine sovvenziona i progetti creativi di diversi laboratori artigianali africani del Mali accollandosi i costi di produzione dei campionari, donando macchinari e attrezzature tecniche, concordando con i creatori i prezzi di vendita, impegnandosi a promuovere la produzione di accessori moda 100% “made in Africa”.


Ogni articolo è un pezzo unico realizzato interamente a mano. Tutte le fasi di produzione sono affidate alla preziosa esperienza artigiana che conferisce ad ogni oggetto il valore di un’esclusiva e irripetibile unicità. Come è logico che sia, ogni imperfezione è la traccia che conduce all’anima del creatore generando l’emozione di un incontro privilegiato, perché l’opera artigiana esprime tutta la sua forza e la sua bellezza se racconta la presenza dell’uomo.



19.3.10

Convegni: Critical Fashion: anno zero?

Al convegno di apertura di Fa' la cosa giusta! 2010 si è cercato di rispondere ad una domanda non banale: il boom della moda sostenibile rappresenta solo un trend passeggero o si tratta di un cambiamento strutturale?
Secondo Emanuela Mora, docente dell'Università Cattolica, ci sono buoni elementi per parlare di un cambiamento stabile. "La sostenibilità è un nuovo terreno di incontro tra domanda e offerta - spiega - e il consumatore è giunto ad una sorta di saturazione semiotica in seguito al proliferare di marchi che promettevano giovinezza, successo e perfezione: oggi non c'è più spazio disponibile per accogliere marchi che offrono questi valori. Il consumatore è alla ricerca di altro."



Oggi i consumatori sono sempre più sofisticati e allenati a scegliere, hanno più dimestichezza con il Web 2.0, utilizzano il blog ed il forum per reperire informazioni e per socializzare. Sono più aperti verso gli altri, nutrono interesse per chi li circonda.
La scommessa sul futuro della moda etica è che intorno ad essa vengano coinvolti gli interessi economici dei grandi attori lungo la piramide, soprattutto quelli della fascia media del mercato.
Perchè questo accada è però necessario uscire dalla logica pauperistica del "compro perchè fa' bene" ed entrare in quella estetica, ovvero del "compro perchè è bello". Insomma, perchè si realizzi un cambiamento stabile sarà fondamentale conciliare il fatto estetico con il fatto etico.

18.3.10

Interviste: Marco Roveda, fondatore di LifeGate

LifeGate EcoJeans era presente a Fa' la cosa giusta. Leggete sotto l'intervista a Marco Roveda.


Parliamo del progetto LifeGate e dell’eco jeans.
LifeGate vuole promuovere e denominare un nuovo lifestyle e l’abbigliamento è uno dei tanti ambiti in cui tale modo di essere e di vivere si esprime.
LifeGate Ecojeans è prodotto in Italia usando cotone biologico coltivato senza l'uso di pesticidi e prodotti chimici. Il tessuto è tinto con puro indaco, il lavaggio avviene con pietra pomice e acqua. L’anidride carbonica emessa durante la produzione degli Ecojeans è compensato dalle attività di rimboschimento e il 5% dei profitti finanziano un progetto che diffonde consapevolezza.

Qual è il peso dell’eco-fashion all’interno del progetto Lifegate (radio, portale internet, magazine)?
Stiamo facendo da incubator a un progetto eco fashion di denim italiano, così come lo sono facon e l’intero progetto eco fashion. Abbiamo iniziato con gli eco jeans, adesso ci stiamo concentrando sulle t-shirt e altri prodotti.
Il fatturato di LifeGate è di circa 12 milioni di euro, mentre il progetto eco fashion attualmente vale poche centinaia di migliaia di euro. Per ora il fatturato non ha importanza, stiamo cercando di capire cosa chiedono le persone.

Crede che il consumatore italiano sia pronto per comprendere ed apprezzare l’abbigliamento eco-sostenibile?
Le persone si esprimono e raccontano in tanti modi, per esempio attraverso l’automobile e l’abbigliamento. Nel caso dell’auto il cambiamento è già avvenuto, le persone fanno scelte consapevoli scegliendo per esempio l’auto ibrida o elettrica. Ciò perché vogliono mostrare di appartenere a una fascia sociale evoluta. Lo stesso cambiamento deve ancora avvenire, pienamente e in modo consapevole, per quanto riguarda l’abbigliamento.

Negli ultimi anni ha notato qualche cambiamento nella percezione del consumatore verso il prodotto di abbigliamento organico? Cosa sta avvenendo nel food?
La percezione del consumatore italiano nei confronti del prodotto da abbigliamento organico non è ancora matura, mentre lo è certamente rispetto al biologico, che ha visto un incremento nel 2009 di circa il 10%.

11.3.10

Convegni: CRITICAL FASHION @ Fa' la cosa giusta!

È possibile modificare significativamente gli atteggiamenti e i comportamenti di consumo in questo ambito, così com’è avvenuto e sta avvenendo per il cibo, le energie rinnovabili, e altri settori “vincenti” dell’economia sostenibile? È percorribile un modello diffuso di produzione e distribuzione che metta concretamente al centro la sostenibilità ambientale e sociale? È pensabile che si verifichi anche all'interno di questo comparto il trend di crescita dell'occupazione registrato da altri “greenjobs”? Da queste considerazioni e domande è nata l'idea di dedicare a queste tematiche la Sezione Speciale 2010 di Fa’ la cosa giusta!, Critical Fashion.

Venerdì 12 marzo, il convegno d'apertura di Fa' la cosa giusta! sarà dedicato allo
stato dell'arte della moda critica, con l’obiettivo di fare il punto sulle potenzialità, ma anche sulle problematiche, di questo settore.



Critical Fashion: anno zero?
Convegno di apertura di Fa' la cosa giusta! 2010
VENERDÌ 12 MARZO 2010
SALA BOLAFFIO, FieraMilanoCity, accesso V.le Scarampo 14, terzo piano
Ingresso libero
http://falacosagiusta.terre.it/




8.3.10

Eventi: Shop in action @ Spazio Asti 17

Dall'8 al 15 marzo Sapazio Asti 17 è Shop in Action, ovvero un viaggio alla scoperta del meglio del "Made in Viale Monte Nero". Primo di una serie di eventi che ospiteranno i negozi di alcune vie di Milano per far scoprire o riscoprire il genius loci dell'artigianato locale. Un modo per stimolare il rapporto con il consumatore finale e rendere più dinamica la città.

Sakura


Marigi - Sposa, India, Cerimonia


Spazio Asti 17 è un'isola cittadina dove si fondono arte e società. Un’innovativo loft polivalente milanese di 300 metri quadrati allestiti con materiali e arredo di eco-design, realizzati con le tecniche del riuso. Per far convivere, in modo salottiero e friendly, più realtà curiose o accattivanti.


Lo spazio ospita conferenze, presentazioni di libri o di prodotti, esposizioni di ecoartisti del riciclo nazionale e internazionale, mostre di artigiani più e meno noti e si trasforma anche in
temporary shop.
Ingresso free per il pubblico e low cost per quanti desiderano utilizzare Spazio Asti 17 come propria vetrina promozionale.
http://www.spazioasti17.it/

5.3.10

ASAP @ White, Selection by C.L.A.S.S.


Il nuovo progetto "Recycled Knit" di ASAP as sustainable as possible è una collezione di soli abiti in maglia calata, realizzata utilizzando filati di alta qualità, selezionati e recuperati nei magazzini di prestigiose aziende biellesi. Filati non più utilizzati perchè fuori collezione o perchè in quantità troppo limitate.La possibilità di acquistare questi filati a costi di stock, consente di proporre al pubblico capi made in Italy a prezzi davvero accessibili.
Allo stand ASAP del White ho scoperto anche il progetto "Recycled Fabric", capi realizzati utilizzando selezionati tessuti a navetta delle migliori aziende italiane, tessuti accantonati perché fuori collezione o perché in quantità troppo limitate per essere gestite industrialmente.
"100% Natural"è invece il progetto di accessori per l’abbigliamento e per la casa: nasce dalla volontà di impiegare fibre naturali pregiate (yak, cashmere, seta) e mischie di alta qualità di nuova produzione non sottoposte a processi di tintura.
"Recycled Jersey" comprende T-shirt e polo per donna, uomo e bambino, realizzate utilizzando tessuti a maglia di alta qualità recuperati nei magazzini di prestigiose aziende italiane. Tessuti fuori collezione in 100% seta, 100% lino, 100% cotone, dimenticati e trascurati dall’industria del prêt-à-porter stagione dopo stagione.
Per un total look completo ASAP affre anche accessori ideati dai progettisti del circuito Opos "Pelle conciata al vegetale" proponendosi di sensibilizzare il consumatore attraverso la promozione di un processo produttivo che esalta la qualità del materiale. La concia al vegetale, pur richiedendo tempi più lunghi rispetto a quella al cromo, più diffusa, permette di ottenere prodotti di basso impatto ambientale, biodegradabili e anallergici. Prodotti in cui imperfezioni e segni del tempo sono indice di unicità e naturalità del materiale.

4.3.10

Redesign the World by Cornelia Bamert @ White, Selection by C.L.A.S.S.


Percorrendo lo spazio di Selection by C.L.A.S.S. mi ha colpito particolarmente la gentilezza di Cornelia Bamert e la raffinatezza delle sue opere. Il marchio ha debuttato nell’ottobre 2008 con una sfilata al Carrousel du Louvre. La stilista sviluppa le sue collezioni seguendo una filosofia di rispetto dell’ambiente e delle persone. Ogni collezione si inserisce in progetti Aid for trade in tutto il mondo e si caratterizza per l’attenta ricerca sui materiali, riuscendo così ad abbinare design, creatività, tendenza ed etica.
Come spiega Cornelia Bamert: «Penso che la moda sia un linguaggio universale, immediato e positivo che può farsi portavoce di messaggi importanti come l’integrazione e la solidarietà.»

"Innovazione responsabile" come driver di sviluppo

Secondo Giusy Bettoni, co-fondatrice di C.L.A.S.S., quella dell'innovazione responsabile è la via principale che il tessile-abbigliamento dovrà percorrere per uscire dalla crisi.
"Due sono le ragioni che fino ad oggi hanno portato al mancato utilizzo delle materie prime naturali o di quelle rinnovabili: la difficoltà nel reperire i materiali e di avere un prodotto finito con caratteristiche di perfomance razionali ed emozionali simili ai quelle dei prodotti ottenuti con materie prime tradizionali".
Le aziende stanno scoprendo che esistono diversi modi per essere responsabili oltre all'utilizzo di cotone organico, ad esempio la produzione di capi con l'utilizzo di filati e tessuti riciclati o riproposti o l'utilizzo di materiali da risorse rinnovabili ad "impatto zero" come l'Ingeo (fibra ricavata dall'amido di mais), il Milkofil (ricavato dalla caseina del latte), Seacell (ricavato dalle alghe marine). Non dimentichiamoci poi del Bamboo!