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11.4.10

Interviste: Guya Manzoni, Isola della moda - laboratorio di autoproduzione

Nel quartiere Isola, a Milano, c'è uno showroom originale e innovativo.
Isola della Moda nasce nel 2004 per dare spazio e visibilità a progetti di moda critica, ma anche per supportare giovani stilisti e fashion designer emergenti nello start-up del proprio progetto.
Tutto questo per dimostrare che “un’altra moda è possibile”: una moda che non proviene dall’alto, né da lontano; una moda sensibile all’ambiente, capace di riappropriarsi della capacità di inventare e di creare.
Ne ho parlato con Guya Manzoni: ecco cosa ci siamo raccontate nel corso dell'intervista.

Perchè moda critica?

La moda critica rappresenta una terza branca rispetto alla moda etica e alla moda eco: una moda, insomma, fatta da piccoli stilisti a metà tra il sarto artigiano e la piccola casa di moda.
Le produzioni di moda critica sono realizzate a mano, hanno alla base una ricerca stilistica sui tessuti, possono essere nati dal recupero di tessuti in stock, come quelli di Quincy Torino. Trattiamo anche capi bio, ad esempio quelli di Lavgon, vintage o remake. Il minimo comun denomenatore è comunque l'artigianalità e l'unicità dei capi.

C'è possibilità di riassortimento?
Certo. C'è anche possibilità di customizzare il prodotto. Il tempo di attesa per la consegna del capo va da sette a venti giorni: dipende da quando lo stilista riesce a passare nel laboratorio. Gli stilisti vengono da tutta Italia: da Palermo a Bolzano.

Perchè siete diversi rispetto ad uno showroom tradizionale?
Perchè rispetto ai comuni showroom Isola della moda svolge alche il ruolo di "incubatore" offrendo alle start-up diversi servizi: dallo sviluppo di cartamodelli e campionari al confezionamento, dalla realizzazione di shooting fotografici alla realizzazione e stampa di materiali promozionali, dallo studio dell'immagine coordinata all'organizzazione di eventi ed ufficio stampa.

Quali caratteristiche devono avere i marchi che distribuite e promuovete?
Devono avere un progetto a lungo termine: abbiamo deciso di non accettare dei capi di "artigianato fai da te". Scegliamo invece brand che siano il frutto di "progetti di vita". Come secondo requisito deve esserci anche il desiderio di condivisione e di collaborazione: in questo siamo molto diversi rispetto ad un negozio tradizionale. Parliamo con gli stilisti almeno una volta a settimana: tutto si basa su una profonda conoscenza reciproca e su un rapporto di fiducia. Oltre alla progettualità naturalmente valutiamo anche lo stile e la qualità ma i due requisiti precedenti sono imprescindibili.

Il laboratorio ha sede ad Isola. Quanto conta l'atmosfera del quartiere per l'identità di Isola della moda?
La scelta nel 2004 non è stata casuale. Isola era allora un quartiere molto creativo: pensiamo alla vecchia fabbrica della Stecca degli artigiani. Il vecchio humus creativo è oggi messo in pericolo dai recenti sviluppi urbanistici. Tuttavia una serie di nuove realtà artigiane stanno aiutando il quartiere a ritrovare ed aggiornare la propria identità creativa.

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