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26.2.10

La certificazione biologica: intervista a Paolo Foglia


Per fornire una panoramica sul sistema di certificazione nazionale ed internazionale del tessile-bio ho intervistato Paolo Foglia, Responsabile Ricerca & Sviluppo di ICEA, Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale.

Cos’è l’ ICEA?
ICEA è tra i più importanti organismi del settore in Italia e in Europa, con oltre 11.000 aziende controllate a forte valenza etica, ambientale e sociale, 300 tecnici e 23 Strutture Operative Territoriali in Italia e all'estero.
Opera per favorire uno sviluppo equo e socialmente sostenibile che dall’agricoltura biologica si estende agli altri settori, tra cui il tessile bio.

Quali sono i riferimenti normativi per il tessile-biologico? Esiste un'armonizzazione a livello internazionale?
Per definire in maniera corretta un “Prodotto Tessile Biologico”, dobbiamo prendere in considerazione due documenti normativi.
Il primo è il Regolamento CE 834/2007 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici. Il regolamento europeo trova oramai una corrispondente legislazione in tutti i principali paesi. Ad esempio, negli Stati Uniti vige il National Organic Program (NOP), in India hanno adottato il National Programme for Organic Production (NPOP).
Tutti questi strumenti legislativi, seppure con qualche piccola differenza tra loro, stabiliscono un quadro normativo generale per la produzione biologica, e si applicano ai seguenti prodotti provenienti dall’agricoltura:
- prodotti agricoli non trasformati, come cotone;
- prodotti agricoli trasformati destinati ad essere utilizzati come alimenti.
E qui, abbiamo un punto molto importante. Tutti i processi manifatturieri tessili (dalla filatura alla nobilitazione) non rientrano nello scopo delle varie normative nazionali o regionali in materia di agricoltura biologica.
Proprio in ragione di questo vuoto legislativo è stato predisposto ed adottato a livello internazionale il Global Organic Textile Standard (GOTS), che introduce criteri ambientali e sociali che si applicano al sistema manifatturiero tessile.

Ci sono aziende che hanno deciso di certificare solo il cotone bio senza certificare il processo produttivo?
La certificazione che segue gli standard GOTS implica inevitabilmente la certificazione di tutto il processo, dalla materia prima fino alla realizzazione del prodotto finito. Ciò non toglie che ci sia ancora una “linea d’ombra” che alcune aziende non hanno varcato limitandosi alla certificazione della mera materia prima.

Quante sono in Italia le aziende del tessile-abbigliamento certificate?
Se consideriamo tutta la filiera sono circa 200 (la maggior parte certificate da ICEA, le altre sono certificate da CCPB).
Il tessile certificato ha ancora un peso rilevante rispetto all’abbigliamento certificato.

E' possibile certificare l’intero processo produttivo lungo la filiera?
ICEA effettua una verifica documentale per poi passare alla verifica ispettiva non solo presso l’azienda richiedente la certificazione ma anche sugli eventuali contoterzisti coinvolti nel processo produttivo. Viene inoltre compiuta un’analisi sui campioni attraverso delle prove fisico-chimiche. Tutti i controlli devono attestare che il prodotto tessile:
- sia ottenuto con cotone o altra fibra naturale (lino, canapa, ecc.) che sia stata coltivato con il metodo dell’Agricoltura Biologica in accordo ai criteri fissati dal Reg. CE 834/2007 (Europa) o dal National Organic Program (USA);
- sia stato prodotto e nobilitato in accordo ai criteri ambientali e sociali definiti dal Global Organic Textile Standard (GOTS).

Quali sono le difficoltà nella certificazione del tessile-bio?
Le difficoltà sono su un doppio livello:
- Livello agricolo (produzione del cotone)
Il fatto che le contaminazioni viaggino con il polline determina il risultato di non poter facilmente proteggere la coltivazione bio da quella non-bio a qualche centinaio di metri di distanza. Il problema è amplificato se pensiamo all’ampia diffusione dell’uso di sementi OGM (l’OGM supera oggi il 40% dell’intera produzione mondiale).
- Livello di tracciabilità del processo produttivo
L’organizzazione produttiva del tessile (bio e non) è molto frastagliata: ad esempio il cotone può arrivare dall’India, venire filato in Turchia, tornare in Europa per poi essere confezionato in Bangladesh!
Ma è proprio la tracciabilità uno dei punti di forza della certificazione bio: nell’alimentare come nel tessile il problema esiste ma deve essere affrontato!

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